Barolo fontanafredda 2013

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Bestseller n. 1
Barolo Docg di Serralunga d'Alba 2019 | Fontanafredda | Vino Rosso Bio | Prestigio Piemontese | Piemonte | Astuccio Incluso
  • Denominazione: Barolo Docg;
  • Regione: Piemonte;
  • Vitigni: Nebbiolo 100%;
  • Temperatura di servizio: 18/20 °C;
  • Alcol: 14%;
Bestseller n. 3
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  • Il Barolo Serralunga d’Alba di Fontanafredda nasce nell’omonimo comune piemontese, in provincia di Cuneo.
  • È ottenuto da uve Nebbiolo in purezza, raccolte e selezionate a mano durante le prime due decadi di ottobre. La fermentazione avviene in vasche di acciaio inox ad una temperatura controllata di 30-31°C per 15 giorni. Successivamente il vino affina per 24 mesi in barrique di rovere di Allier e in bottiglia, per un periodo non inferiore ai 12 mesi.
  • Il Barolo Serralunga d’Alba di Fontanafredda presenta un colore rosso rubino intenso con riflessi granati. Si apre al naso con un profumo speziato di vaniglia, arricchito da sentori di rosa appassita e sottobosco. Al palato risulta pieno, vellutato e asciutto, con un finale armonico e persistente.
Bestseller n. 5
BAROLO FONTANAFREDDA CL 100 SERRALUNGA D'ALBA SERRALUNGA D'ALBA
  • Zona di produzione: Piemonte - Uve: Nebbiolo 100%
  • Affinamento: 12 mesi in barrique di rovere allier e 12 mesi in botti da 20-30hl in rovere allier - Colore: Rosso
  • Al naso: Attacco lento, poi scintillii di mora, fragola, ginepro, viola - Al palato: Gia' equilibrato, e' insieme potente e scorrevole
  • Temperatura di servizio: 18-20 - Abbinamenti gastronomici: Anatra alla melagranata
  • Grado alcolico: 14% vol
Bestseller n. 6
Fontanafredda Barolo Riserva 2010
  • Rossi
  • Barolo DOCG
  • Piemonte
  • DOCG
Bestseller n. 10
Barolo Riserva Docg | Barolo MGA Sant’Anna Riserva | 2013 | La Morra | Tenuta L’Illuminata | Piemonte | 750 ml
  • Barolo Riserva Docg
  • Gradazione %: 14,0
  • Vitigno Principale: Nebbiolo
  • Colore: Rosso
  • Comune: La Morra

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Origini del Barolo

Fino a poco tempo fa si credeva che fino alla metà dell’Ottocento il Barolo fosse stato un vino dolce. Ciò era attribuito al fatto che la maturazione dell’uva nebbiolo a fine ottobre significava un costante abbassamento delle temperature al momento della vendemmia. Entro novembre e dicembre, le temperature in Piemonte sarebbero state abbastanza fredde da arrestare la fermentazione, lasciando una notevole quantità di zuccheri residui nel vino. Un’altra credenza popolare era che a metà del XIX secolo, Camillo Benso, conte di Cavour, il sindaco di Grinzane Cavour, invitò l’enologo francese Louis Oudart nella regione del Barolo per migliorare le tecniche di vinificazione dei produttori locali. Utilizzando tecniche mirate a migliorare l’igiene della cantina, Oudart è stato in grado di far fermentare il mosto di nebbiolo completamente asciutto, realizzando il primo Barolo moderno. Questo nuovo vino rosso “secco” divenne ben presto uno dei preferiti dalla nobiltà torinese e dai Savoia, dando origine alla descrizione popolare del Barolo come “il vino dei re, il re dei vini”.

L’idea che il Barolo fosse un vino dolce e che ci volesse un enologo francese per trasformarlo in un vino secco è stata recentemente messa in discussione, sulla base di nuove ricerche, da Kerin O’Keefe. Secondo questa revisione della storia del Barolo, Paolo Francesco Staglieno è stato responsabile della moderna versione secca. Fu autore di un manuale di enologia, Istruzione intorno al miglior metodo di fare e conservare i vini in Piemonte, pubblicato nel 1835. Fu Staglieno ad essere chiamato da Camillo Benso, conte di Cavour, che lo nominò enologo nella sua tenuta di Grinzane tra il 1836 e il 1841. Il compito di Staglieno era quello di produrre vini di qualità, orientati all’invecchiamento e abbastanza stabili da poter essere esportati. Staglieno faceva fermentare i vini a secco, cosa che all’epoca veniva chiamata “metodo Staglieno”. Oudart era un commerciante di uva e vino, non un enologo, che all’inizio dell’Ottocento si trasferì a Genova e fondò una cantina, la Maison Oudard et Bruché. Quando Oudart arrivò ad Alba, il re Carlo Alberto e Cavour stavano già seguendo le linee guida di Staglieno ed entrambi producevano vini secchi. Questa versione riveduta della storia del Barolo fu accolta positivamente da altri esperti.

A metà del XX secolo la produzione di vino nella zona del Barolo era dominata da grandi commercianti che acquistavano uve e vini da tutta la zona e li miscelavano. Negli anni ’60, i singoli proprietari iniziarono a imbottigliare in azienda e a produrre i vini dei singoli vigneti delle loro aziende. Negli anni ’80 si è avuta un’ampia gamma di imbottigliamenti di singoli vigneti, che ha portato ad una discussione tra i produttori della regione sulla prospettiva di sviluppare una classificazione Cru per i vigneti della zona. La catalogazione dei vigneti del Barolo ha una lunga storia che risale a Lorenzo Fantini alla fine dell’Ottocento e a Renato Ratti e Luigi Veronelli alla fine del Novecento, ma dal 2009 non esiste ancora una classificazione ufficiale all’interno della regione, ma nel 1980 la regione nel suo complesso è stata elevata a DOCG. Insieme al Barbaresco e al Brunello di Montalcino, il Barolo è stata una delle prime regioni vinicole italiane ad ottenere questa denominazione.

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