Cerchi il vino Barolo il pozzo in offerta a Giugno 2023? Probabilmente sai già che di Barolo il pozzo ne esistono di diverse tipologie ed è prodotto da numerose cantine (es. Marchesi di Barolo, Fontanafredda, I Poderi Einaudi, ecc.).
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Vino Barolo il pozzo (o simili): elenco delle offerte di Giugno 2023
- BARBARESCO Vino con caratteristiche simili a quelle del Barolo, ma al suo confronto è ritenuto un vino meno austero, meno tannico e meno imponente, d'altra parte più "gentile" e raffinato. Offerta del Giorno 6 Bottiglie a soli € 99,00 anziche' € 119,00
- BARBARESCO DOCG IL POZZO: Aspetto rosso granato con riflessi di arancione. Profumo: Il profumo caratteristico del Barbaresco è etereo, gradevole, intenso, con squisito retrogusto di violetta o rosa. Con l'invecchiamento si aggiungono sentori più complessi di erbe, tartufo e liquirizia. Il gusto è asciutto, pieno, robusto e armonico.
- BARBARESCO Abbinamento con i cibi: e' considerato tra i migliori vini italiani da arrosto, ma si accompagna bene anche a selvaggina, pollame, brasati e formaggi stagionati o piccanti.
- Il BARBARESCO si abbina bene a primi piatti ricchi e potenti, a base di tartufo bianco e funghi porcini. Per servire utilizzare un bicchiere panciuto ed ampio. Temperatura di degustazione ideale compresa tra 18°-20°C, stappando la bottiglia una o due ore prima di servire.
- BARBARESCO: Il vitigno esclusivamente Uve di Nebbiolo. Il Nebbiolo è considerato il più nobile vitigno d'Italia ed è così denominato da una parte perchè le zone nelle quali è coltivato sono avvolte nelle nebbie autunnali, dall'altra per l'aspetto degli acini, ricoperti da una leggera pruina biancastra.
- BAROLO il Pozzo Docg: Aspetto Rosso granato a volte anche intenso, con riflessi aranciati che nel corso della sua evoluzione si accentuano.
- BAROLO il Pozzo Docg: Profumo intenso e netto con sentori floreali che ricordano la rosa e la viola nei vini giovani; col tempo prevalgono sentori di frutta quali la ciliegia sciroppata e la prugna cotta, poi profumi vegetali di sottobosco e terre bagnate che ricordano il tartufo e i funghi, infine aromi speziati di pepe, cannella e vaniglia, che evolvono verso profumi animali come il cuoio quando invecchiato.
- BAROLO il Pozzo Docg: Gusto Spiccatamente tanninico quando è giovane, ricco di corpo, dal sapore asciutto, pieno, robusto, ma anche vellutato, armonico, avvolgente. In bocca si percepisce la bacca rossa della ciliegia e della mora, la liquirizia e la vaniglia, il tabacco e il caffé.
- BAROLO il Pozzo Docg: Gradazione alcolica: 14°. Calice e servizio: Servire in ampi bicchieri, in modo da dare ai profumi la possibilità di evolversi con l’ossigenazione del vino. Temperatura di servizio ideale intorno ai 18°C. Abbinamento con i cibi: Si abbina a carni rosse brasate e arrostite, e a formaggi stagionati o a pasta dura.
- BAROLO il Pozzo Docg Età ottimale: Questo vino importante richiede almeno 3 anni di invecchiamento, di cui almeno 2 in botti di rovere o castagno. Diventa Barolo Riserva se invecchiato per un periodo minimo di 5 anni, di cui almeno 2 in botti di rovere o castagno
- Lamartine, Alphonse de (Autore)
- Aroma pieno, intenso ed equilibrato per il re dei rossi piemontesi
- Note di frutti rossi, grande struttura, gusto vellutato, austero ed equilibrato
- Nebbiolo 100% coltivato negli 11 comuni di barolo e monforte
- Abbinamento consigliato: primi piatti, secondi piatti e carni rosse
- 100% Nebbiolo nelle vairetà Lampia, Rosè e Michet
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Origini del Barolo
Fino a poco tempo fa si credeva che fino alla metà dell’Ottocento il Barolo fosse stato un vino dolce. Ciò era attribuito al fatto che la maturazione dell’uva nebbiolo a fine ottobre significava un costante abbassamento delle temperature al momento della vendemmia. Entro novembre e dicembre, le temperature in Piemonte sarebbero state abbastanza fredde da arrestare la fermentazione, lasciando una notevole quantità di zuccheri residui nel vino. Un’altra credenza popolare era che a metà del XIX secolo, Camillo Benso, conte di Cavour, il sindaco di Grinzane Cavour, invitò l’enologo francese Louis Oudart nella regione del Barolo per migliorare le tecniche di vinificazione dei produttori locali. Utilizzando tecniche mirate a migliorare l’igiene della cantina, Oudart è stato in grado di far fermentare il mosto di nebbiolo completamente asciutto, realizzando il primo Barolo moderno. Questo nuovo vino rosso “secco” divenne ben presto uno dei preferiti dalla nobiltà torinese e dai Savoia, dando origine alla descrizione popolare del Barolo come “il vino dei re, il re dei vini”.
L’idea che il Barolo fosse un vino dolce e che ci volesse un enologo francese per trasformarlo in un vino secco è stata recentemente messa in discussione, sulla base di nuove ricerche, da Kerin O’Keefe. Secondo questa revisione della storia del Barolo, Paolo Francesco Staglieno è stato responsabile della moderna versione secca. Fu autore di un manuale di enologia, Istruzione intorno al miglior metodo di fare e conservare i vini in Piemonte, pubblicato nel 1835. Fu Staglieno ad essere chiamato da Camillo Benso, conte di Cavour, che lo nominò enologo nella sua tenuta di Grinzane tra il 1836 e il 1841. Il compito di Staglieno era quello di produrre vini di qualità, orientati all’invecchiamento e abbastanza stabili da poter essere esportati. Staglieno faceva fermentare i vini a secco, cosa che all’epoca veniva chiamata “metodo Staglieno”. Oudart era un commerciante di uva e vino, non un enologo, che all’inizio dell’Ottocento si trasferì a Genova e fondò una cantina, la Maison Oudard et Bruché. Quando Oudart arrivò ad Alba, il re Carlo Alberto e Cavour stavano già seguendo le linee guida di Staglieno ed entrambi producevano vini secchi. Questa versione riveduta della storia del Barolo fu accolta positivamente da altri esperti.
A metà del XX secolo la produzione di vino nella zona del Barolo era dominata da grandi commercianti che acquistavano uve e vini da tutta la zona e li miscelavano. Negli anni ’60, i singoli proprietari iniziarono a imbottigliare in azienda e a produrre i vini dei singoli vigneti delle loro aziende. Negli anni ’80 si è avuta un’ampia gamma di imbottigliamenti di singoli vigneti, che ha portato ad una discussione tra i produttori della regione sulla prospettiva di sviluppare una classificazione Cru per i vigneti della zona. La catalogazione dei vigneti del Barolo ha una lunga storia che risale a Lorenzo Fantini alla fine dell’Ottocento e a Renato Ratti e Luigi Veronelli alla fine del Novecento, ma dal 2009 non esiste ancora una classificazione ufficiale all’interno della regione, ma nel 1980 la regione nel suo complesso è stata elevata a DOCG. Insieme al Barbaresco e al Brunello di Montalcino, il Barolo è stata una delle prime regioni vinicole italiane ad ottenere questa denominazione.
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