Cerchi il vino Barolo monfortino in offerta a Dicembre 2024? Probabilmente sai già che di Barolo monfortino ne esistono di diverse tipologie ed è prodotto da numerose cantine (es. Marchesi di Barolo, Fontanafredda, I Poderi Einaudi, ecc.).
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Vino Barolo monfortino (o simili): elenco delle offerte di Dicembre 2024
- Barolo Riserva MONFORTINO G. Conterno 2014
- 0.75 L Bottle
- 2013
- Piemonte
- Giacomo Conterno
- Monfortino Riserva
- 15,0%
- ARROSTO
- 2013 Giacomo Conterno
- cl. 75 DOCG
- ITALIA PIEMONTE
- GIACOMO CONTERNO Monfortino Barolo 1995
- 0.75 L Bottle
- Barolo Riserva MONFORTINO G. Conterno 2013
- 0.75 L Bottle
- Vitigno: Nebbiolo
- Di colore rosso tendente al granato, con riflessi aranciati, ha profumo caratteristico, etereo e sapore vellutato, austero ed asciutto. Vendemmia 2016
- Vino prestigioso, esprime al meglio le sue qualità in accompagnamento a selvaggina, carni rosse e formaggi stagionati
- Servire a temperatura ambiente; si consiglia di stappare la bottiglia almeno un’ora del servizio
- Piemonte; affinamento di almeno 38 mesi di cui 18 in botti di rovere/castagno
- BAROLO DOCG: il patrimonio olfattivo del Barolo si presenta intenso ed eccezionalmente complesso. L’intensità e la persistenza rendono il Barolo l’inequivocabile “Re dei Vini”, celebre in tutto il mondo.
- NOTE DEGUSTAZIONE: vino dal profumo intenso di rosa e viola. Il sapore è asciutto, pieno, robusto, austero e vellutato.
- ABBINAMENTI: ideale con selvaggina, brasati, carni rosse e formaggi stagionati.
- CONTENUTO: 6 bottiglie da 750 ml cad.
- ARIONE: azienda famigliare dal 1870. Quattro generazioni di produttori che da oltre settant'anni lavorano per un risultato d'eccellenza.
- Caratteristiche: set di vini rossi Nebbiolo, dal gusto piacevolmente secco, Chianti, dal gusto fruttato, e Nero d'Avola dal gusto equilibrato
- Vitigno: il Nebbiolo è un'uva del Piemonte, dalle note floreali, mentre il Chianti è un tipo di uva toscana tannica e corposa; il Nero d'Avola, vite siciliana, ha un gusto equilibrato e speziato
- Colore: Barolo rosso granato con riflessi arancio, Chianti rosso rubino e Nero d'Avola rosso intenso con riflessi granati
- Gusto: un corpo rotondo e morbido accompagna note di liquirizia nel Barolo, viole e lampone nel Chianti e un palato equilibrato e speziato nel Nero d'Avola
- Casa Sant'Orsola è un mondo di stile, tradizione e gioia di vivere: ciascuna bottiglia di vino Casa Sant'Orsola esprime l'italianità a tavola in ogni occasione speciale
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Origini del Barolo
Fino a poco tempo fa si credeva che fino alla metà dell’Ottocento il Barolo fosse stato un vino dolce. Ciò era attribuito al fatto che la maturazione dell’uva nebbiolo a fine ottobre significava un costante abbassamento delle temperature al momento della vendemmia. Entro novembre e dicembre, le temperature in Piemonte sarebbero state abbastanza fredde da arrestare la fermentazione, lasciando una notevole quantità di zuccheri residui nel vino. Un’altra credenza popolare era che a metà del XIX secolo, Camillo Benso, conte di Cavour, il sindaco di Grinzane Cavour, invitò l’enologo francese Louis Oudart nella regione del Barolo per migliorare le tecniche di vinificazione dei produttori locali. Utilizzando tecniche mirate a migliorare l’igiene della cantina, Oudart è stato in grado di far fermentare il mosto di nebbiolo completamente asciutto, realizzando il primo Barolo moderno. Questo nuovo vino rosso “secco” divenne ben presto uno dei preferiti dalla nobiltà torinese e dai Savoia, dando origine alla descrizione popolare del Barolo come “il vino dei re, il re dei vini”.
L’idea che il Barolo fosse un vino dolce e che ci volesse un enologo francese per trasformarlo in un vino secco è stata recentemente messa in discussione, sulla base di nuove ricerche, da Kerin O’Keefe. Secondo questa revisione della storia del Barolo, Paolo Francesco Staglieno è stato responsabile della moderna versione secca. Fu autore di un manuale di enologia, Istruzione intorno al miglior metodo di fare e conservare i vini in Piemonte, pubblicato nel 1835. Fu Staglieno ad essere chiamato da Camillo Benso, conte di Cavour, che lo nominò enologo nella sua tenuta di Grinzane tra il 1836 e il 1841. Il compito di Staglieno era quello di produrre vini di qualità, orientati all’invecchiamento e abbastanza stabili da poter essere esportati. Staglieno faceva fermentare i vini a secco, cosa che all’epoca veniva chiamata “metodo Staglieno”. Oudart era un commerciante di uva e vino, non un enologo, che all’inizio dell’Ottocento si trasferì a Genova e fondò una cantina, la Maison Oudard et Bruché. Quando Oudart arrivò ad Alba, il re Carlo Alberto e Cavour stavano già seguendo le linee guida di Staglieno ed entrambi producevano vini secchi. Questa versione riveduta della storia del Barolo fu accolta positivamente da altri esperti.
A metà del XX secolo la produzione di vino nella zona del Barolo era dominata da grandi commercianti che acquistavano uve e vini da tutta la zona e li miscelavano. Negli anni ’60, i singoli proprietari iniziarono a imbottigliare in azienda e a produrre i vini dei singoli vigneti delle loro aziende. Negli anni ’80 si è avuta un’ampia gamma di imbottigliamenti di singoli vigneti, che ha portato ad una discussione tra i produttori della regione sulla prospettiva di sviluppare una classificazione Cru per i vigneti della zona. La catalogazione dei vigneti del Barolo ha una lunga storia che risale a Lorenzo Fantini alla fine dell’Ottocento e a Renato Ratti e Luigi Veronelli alla fine del Novecento, ma dal 2009 non esiste ancora una classificazione ufficiale all’interno della regione, ma nel 1980 la regione nel suo complesso è stata elevata a DOCG. Insieme al Barbaresco e al Brunello di Montalcino, il Barolo è stata una delle prime regioni vinicole italiane ad ottenere questa denominazione.
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