Cerchi il vino Barolo oddero in offerta a Novembre 2024? Probabilmente sai già che di Barolo oddero ne esistono di diverse tipologie ed è prodotto da numerose cantine (es. Marchesi di Barolo, Fontanafredda, I Poderi Einaudi, ecc.).
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Vino Barolo oddero (o simili): elenco delle offerte di Novembre 2024
- BAROLO CLASSICO DOCG 2020 ODDERO LT 0,750
- VINIFICAZIONE: Rigida selezione manuale delle uve in vigneto. La fermentazione e macerazione in acciaio inox per 20 giorni a temperatura controllata di 28-29°C avvengono separatamente per i tre vigneti, così come la malotattica
- AFFINAMENTO: Separato dei Barolo di provenienza dai diversi vigneti in botti di rovere austriaco e di Slavonia, da 40 60 e 75 Hl per una durata di 30 mesi Assemblaggio in primavera, imbottigliamento a fine estate. Ulteriore affinamento in bottiglia prima della commercializzazione per un periodo di sei mesi
- COLORE: Rosso granato brillante con riflessi più caldi col passare del tempo
- PROFUMO: Risulta inconfondibile, assai gradevole, intenso ed etereo. Molto persistente e a volte speziato, con sentori di tartufo, liquirizia e fiori appassiti
- Piemonte
- Nebbiolo 100%
- Barolo
- Note: Intenso il naso, dove sentori terziari si mischiano a effluvi di catrame e salamoia, arricchiti da tocchi balsamici e fruttati. All’assaggio è di ottimo corpo, energico e muscolare, con un’entrata al palato di pregevole spessore, che fa leva su un sorso pieno e rotondo, caratterizzato da un gusto vellutato e rinfrescante. ;
- Abbinamenti: Vino rosso da abbinare a pasta con sugo di carne, carne arrosto e grigliata, carne rossa in umido, selvaggina e formaggi stasgionati.;
- Consigli: Per gustarlo al meglio, ti consigliamo di versare il vino in decanter almeno 1 o 2 ore prima di servirlo. Servire ad una temperatura di 8-10°C. Utilizzare come bicchiere vino un calice Ballon, ideale per i grandi vini rossi robusti, corposi e intensi, che necessitano di un'intensa ossigenazione per dischiudere tutti i loro profumi profondi e complessi ed esaltarne l’evoluzione nel calice.M
- Formato: Vino rosso 100% Nebbiolo. Bottiglia da 750 ml con una gradazione alcolica del 14,5%.;
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Origini del Barolo
Fino a poco tempo fa si credeva che fino alla metà dell’Ottocento il Barolo fosse stato un vino dolce. Ciò era attribuito al fatto che la maturazione dell’uva nebbiolo a fine ottobre significava un costante abbassamento delle temperature al momento della vendemmia. Entro novembre e dicembre, le temperature in Piemonte sarebbero state abbastanza fredde da arrestare la fermentazione, lasciando una notevole quantità di zuccheri residui nel vino. Un’altra credenza popolare era che a metà del XIX secolo, Camillo Benso, conte di Cavour, il sindaco di Grinzane Cavour, invitò l’enologo francese Louis Oudart nella regione del Barolo per migliorare le tecniche di vinificazione dei produttori locali. Utilizzando tecniche mirate a migliorare l’igiene della cantina, Oudart è stato in grado di far fermentare il mosto di nebbiolo completamente asciutto, realizzando il primo Barolo moderno. Questo nuovo vino rosso “secco” divenne ben presto uno dei preferiti dalla nobiltà torinese e dai Savoia, dando origine alla descrizione popolare del Barolo come “il vino dei re, il re dei vini”.
L’idea che il Barolo fosse un vino dolce e che ci volesse un enologo francese per trasformarlo in un vino secco è stata recentemente messa in discussione, sulla base di nuove ricerche, da Kerin O’Keefe. Secondo questa revisione della storia del Barolo, Paolo Francesco Staglieno è stato responsabile della moderna versione secca. Fu autore di un manuale di enologia, Istruzione intorno al miglior metodo di fare e conservare i vini in Piemonte, pubblicato nel 1835. Fu Staglieno ad essere chiamato da Camillo Benso, conte di Cavour, che lo nominò enologo nella sua tenuta di Grinzane tra il 1836 e il 1841. Il compito di Staglieno era quello di produrre vini di qualità, orientati all’invecchiamento e abbastanza stabili da poter essere esportati. Staglieno faceva fermentare i vini a secco, cosa che all’epoca veniva chiamata “metodo Staglieno”. Oudart era un commerciante di uva e vino, non un enologo, che all’inizio dell’Ottocento si trasferì a Genova e fondò una cantina, la Maison Oudard et Bruché. Quando Oudart arrivò ad Alba, il re Carlo Alberto e Cavour stavano già seguendo le linee guida di Staglieno ed entrambi producevano vini secchi. Questa versione riveduta della storia del Barolo fu accolta positivamente da altri esperti.
A metà del XX secolo la produzione di vino nella zona del Barolo era dominata da grandi commercianti che acquistavano uve e vini da tutta la zona e li miscelavano. Negli anni ’60, i singoli proprietari iniziarono a imbottigliare in azienda e a produrre i vini dei singoli vigneti delle loro aziende. Negli anni ’80 si è avuta un’ampia gamma di imbottigliamenti di singoli vigneti, che ha portato ad una discussione tra i produttori della regione sulla prospettiva di sviluppare una classificazione Cru per i vigneti della zona. La catalogazione dei vigneti del Barolo ha una lunga storia che risale a Lorenzo Fantini alla fine dell’Ottocento e a Renato Ratti e Luigi Veronelli alla fine del Novecento, ma dal 2009 non esiste ancora una classificazione ufficiale all’interno della regione, ma nel 1980 la regione nel suo complesso è stata elevata a DOCG. Insieme al Barbaresco e al Brunello di Montalcino, il Barolo è stata una delle prime regioni vinicole italiane ad ottenere questa denominazione.
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